Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(2336-2337) | pensieri | 177 |
avute intorno alla favella e chiuse in quel momento per sempre le fonti della lingua, fino allora sempre e incontrastatamente aperte (8 gennaio 1822).
* Ho parlato altrove del perché la sveltezza debba piacere, e com’ell’abbia che fare colla velocità, colla prontezza ec. Ho notato che questa sveltezza piacevole, non è solo nella figura o delle persone o degli oggetti visibili, né nei movimenti ec., ma in ogni altro genere di cose e qualità di esse. Per esempio, ho fatto osservare come la sveltezza, la pieghevolezza, la rapidità della voce, de’ passaggi ec. sia una delle principali sorgenti di piacere nella musica, massimamente moderna. Or aggiungo. Piace la sveltezza e la rapidità anche nel discorso, nella pronunzia ec. Le donne veneziane piacciono molto a sentirle parlare anche per la rapidità materiale del loro discorso, per la copia inesauribile che hanno di parole, perché la rapidità non le conduce a verun intoppo ec., cioè, non ostante la velocità della pronunzia e del discorso, non intoppano ec. Anche (2337) a rapidità, la concisione ec. dello stile e il piacere che ne ridonda, possono e debbono in parte ridursi sotto queste considerazioni (8 gennaio 1822).
* La sveltezza, o veduta o concepita, per mezzo di qualunque senso o comunque (vedi il pensiero precedente), comunica all’anima un’attività, una mobilità, la trasporta qua e là, l’agita, l’esercita ec. Ed ecco ch’ella per necessità dev’esser piacevole, perché l’animo nostro trova sempre qualche piacere (maggiore o minore, ma sempre qualche piacere) nell’azione, sinch’ella non è o non diviene fatica e non produce stanchezza (8 gennaio 1822).
* Volete veder come sia naturale lo stato presente dell’uomo? Anche quello dell’agricoltore che pur con-