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88 | pensieri | (2169-2170-2171) |
di licenza dopo ch’egli s’era dato alla filosofia, e dallo studio delle parole a quello delle cose, (2170) come apertamente lo riprende Frontone, de Orationibus. Trovossi adunque obbligato, per esprimere i suoi piú intimi sentimenti, a sceglier la lingua greca, a creder piú facile di esprimere le cose sue piú proprie in una lingua forestiera ed altrui che nella propria e nativa (il qual bisogno pur troppo si farebbe molte volte sentire agl’italiani rispetto al francese, se gl’italiani pensassero ed avessero cose proprie da dire).
Il quale splendido esempio e fatto notabilissimo per le sue circostanze conferma quello ch’io dico della maggior filosoficità della lingua greca, maggior libertà e indipendenza, maggior capacità delle idee sottili, maggiore adattabilità alle cose moderne; e com’ella avrebbe potuto assai piú della latina servire alla rinata letteratura e giovare anche oggi la sua intima cognizione, se non all’uso, ch’è impossibile, almeno al perfezionamento dell’intelletto (2171) filosofico moderno, delle idee di ciascuno e della facoltà di pensare e delle stesse piú cólte lingue moderne (26 novembre 1821).
* Non solo alla lingua francese, come osserva la Staël, ma anche a tutte le altre moderne, pare che la prosa sarebbe piú confacente del verso alla poesia moderna. Ho mostrato altrove in che cosa debba questa essenzialmente consistere e quanto ella sia piú prosaica che poetica. Infatti, laddove leggendo le prose antiche, talvolta desideriamo quasi il numero e la misura, per la poeticità delle idce che contengono (non ostante che e per numero e per ogni altra qualità la prosa antica tenga tanto della versificazione); per lo contrario, leggendo i versi moderni, anche gli ottimi, e molto piú quando ci proviamo a mettere noi stessi in verso de’ pensieri poetici, veramente propri e moderni, desideriamo la libertà, la scioltezza, l’abbandono, la scorrevolezza, la facilità, la chiarezza, la pla-