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76 pensieri (1305-1306)

lo sono le lingue madri ec., le quali somministrano gran materia, ma tocca allo scrittore il formarla il lavorarla e l’adattarla al bisogno, non già solamente trasportarla di netto o adoperarla come la trova (10 luglio 1821).


*    L’uomo isolato crederebbe per natura, almeno confusamente, che il mondo fosse fatto per lui solo. E intanto crede che sia fatto per la sua specie intera, in quanto la conosce bene e vive in mezzo a lei e ragiona facilmente e pianamente sui dati che la società e le cognizioni comuni gli porgono. Ma non potendo ugualmente vivere nella società di tutti gli altri esseri, la sua ragione si ferma qui e senza riflessioni, che non possono esser comuni a molti, non arriva a conoscere che il mondo è fatto per tutti gli esseri che lo compongono. Ho veduto uomini vissuti gran tempo nel mondo, poi, fatti solitarii e stati sempre egoisti, credere in buona fede che il mondo appresso a poco fosse tutto per loro, la qual credenza appariva da’ loro fatti d’ogni genere ed anche dai detti implicitamente. E non  (1306) potevano non solo patire o mancar di nulla, ma appena concepire come gli uomini e le cose non si prestassero sempre e interamente ai loro comodi, e ne manifestavano la loro maraviglia e la loro indignazione in maniere singolarissime e talvolta incredibili in persone avvezze alle maniere civili ed ai sacrifizi della società, nelle quali cose conservavano pur molta pretensione. Ma non si accorgevano, cosí facendo, di mancare a nessun debito loro verso gli altri, né di esiger piú di quello che loro convenisse ec. (10 luglio 1821).


*    Dovunque ha luogo l’utilità quivi noi non consideriamo e concepiamo e sentiamo la proporzione e convenienza, se non in ragione dell’utile. Poniamo una spada con una grande impugnatura a comodo e