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(1298-1299) | pensieri | 71 |
ignota. Cosí l’antica illirica, madre della russa, della polacca e di altre. La lingua celtica è poco nota essa e non vive in nessuna moderna.
Insomma la lingua latina è di tutte le lingue antiche quella la cui storia si può meglio e per piú lungo spazio conoscere e le cui primitive proprietà, per conseguenza, si ponno meglio indagare. Giacché spetta all’archeologo il rimontare dalla storia ch’egli può conoscere ec. de’ venti secoli sopraddetti a quella de’ secoli antecedenti; né gli mancano copiose notizie di fatto, le quali basterebbero già per se stesse a potere spingere la detta storia molto piú in là di detta epoca, sebbene meno perfettamente e completamente sino ad essa epoca, cioè al secondo secolo avanti Cristo, ch’è il secolo di Plauto.
Aggiungete quella lingua valacca, derivata pure dalla latina e che, per essersi mantenuta sempre rozza, è proprissima a darci grandi notizie dell’antico volgare latino, il qual volgare, come tutti gli altri, è (1299) il precipuo conservatore delle antichità di una lingua. Aggiungete i dialetti vernacoli derivati dal latino, come i varii dialetti ne’ quali è divisa la lingua italiana. I quali ancor essi si sono mantenuti qual piú qual meno rozzi, com’è naturale ad una lingua non applicata alla letteratura o non sufficientemente e com’è naturale a una lingua popolarissima, e quindi tanto piú son vicini al loro stato primitivo. E trovasi effettivamente di molte loro parole, frasi ec. che derivano da antichissime origini. Quello che s’é perduto, per esempio, nella lingua italiana comune o in questo o quel vernacolo italiano o s’é alterato ec., s’é conservato in quell’altro vernacolo ec. E il loro esame comparativo deve infinitamente servire all’esame delle lingue latinomoderne, diretto a scoprire le ignote e primitive proprietà del latino antico. Aggiungete ancora la lingua portoghese, dialetto considerabilissimo della spagnuola.