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440 pensieri (1916-1917-1918)

si prendono, riescono elegantissime e nobilissime ec. trasportandole in un’altra lingua, a causa del pellegrino. Questo è ciò che accade a noi spessissimo, trasportando nell’italiano voci o frasi latine. Sarebbe ben poco accorto chi, trovandole volgari e dozzinali in latino, le credesse per ciò tali in italiano. Se in latino sono comuni e plebee, in italiano possono essere del tutto divise dal volgo e nobilissime. Elegantemente il Petrarca nel Proemio:  (1917)

          Ma ben veggi’or sí come al popol tutto
          Favola fui gran tempo.


E pur questa frase poté ben essere molto, se non altro usitata, anche nel parlar latino, dove sappiamo che fabulare e fabula si adopravano comunemente per parlare chiacchierare, giacché n’é derivato il nostro favellare e favella, e lo spagnuolo fablar, oggi hablar. Ma favola in nostra lingua oggi non vuol dir propriamente altro che novella falsa; ond’é che presa questa voce nel detto senso riesce elegantissima e di piú riceve presso noi un’intelligenza quanto significativa, tanto diversa da quella che le davano i latini nella frase simile, dove usurpavano fabula per favella o ciancia.

Parimente discorro in ordine ad altre lingue, alle parole e frasi italiane, o usi diversi delle medesime, passate nello spagnuolo e viceversa, ec. ec. (14 ottobre 1821).


*    Moltissime volte o l’eleganza o la nobiltà (quanto alla lingua) deriva  (1918) dall’uso metaforico delle parole o frasi, quando anche, come spessissimo e necessariamente accade, il metaforico appena o punto si ravvisi. Moltissime volte per lo contrario deriva dalla proprietà delle stesse parole o frasi, quando elle non sono usitate nel senso proprio, o quando non sono co-