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422 | pensieri | (1882-1883-1884) |
a vederlo, questa differenza non ci fa nessun senso e non ci produce alcuna impressione di deformità o di ridicolo, come però fa una anche minor differenza di vestire che si veda in uno straniero (1883) ec. Similmente possiamo dire de’ vestiari ridicolissimi de’ nostri frati, preti, monache ec (10 ottobre 1821).
* Quanto giova a sentir le bellezze per esempio, di una poesia o di una pittura ec., il saper ch’ella è famosa e pregiata, ovvero è di autor già famoso e pregiato! Io sostengo che l’uomo del miglior gusto possibile, leggendo, per esempio, una poesia classica, senza saper nulla della sua fama (il che può spesso accadere in ordine a cose moderne o non ancor famose o non ancor conosciute da tutti per tali) e, leggendola ancora con attenzione, non vi scoprirebbe, non vi sentirebbe né riconoscerebbe una terza parte delle bellezze, non vi proverebbe una terza parte del diletto che vi prova chi la legge come opera classica, e che potrà poi provarvi egli stesso rileggendola con tale opinione. Io sostengo che oggi non saremmo cosí come siamo dilettati, per esempio, dall’Ariosto, se l’Orlando furioso fosse opera scritta e uscita in luce quest’anno. Dal che segue che il diletto di un’opera di poesia, (1884) di belle arti, eloquenza ed altre cose spettanti al bello, cresce in proporzione del tempo e della fama, ed è sempre (se altre circostanze non ostano) minore in chi ne gode per primo o fra i primi, cioè ne’ contemporanei ec., che in chi ne gode dopo un certo tempo. Sebben la fama universale e durevole è fondata necessariamente sopra il merito, nondimeno, dopo ch’ella per fortunate circostanze è nata dal merito; serve ad accrescerlo e il vantaggio e il diletto di un’opera deriva forse nella massima parte, non piú dal merito, ma dalla fama e dall’opinione. Noi abbiamo bisogno di farci delle ragioni di piacere, per provarlo. Il bello in grandissima parte non è tale, se