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(1852-1853-1854) pensieri 405

grandi verità. Essi errano anche bene spesso, malgrado il piú fino ragionamento, come chi analizza senza intimamente sentire, né quindi perfettamente conoscere, giacché grandissima  (1853) e principalissima parte della natura non si può conoscere senza sentirla, anzi conoscerla non è che sentirla. Oltreché a chi manca il colpo d’occhio non può veder molti né grandi rapporti, e chi non vede molti e grandi rapporti erra per necessità bene spesso, con tutta la possibile esattezza. L’immaginazione de’ tedeschi (parlo in genere) essendo poco naturale, poco propria loro ed in certo modo artefatta e fattizia, e quindi falsa, benché vivissima, non ha quella spontanea corrispondenza ed armonia colla natura che è propria delle immaginazioni derivanti e fabbricate dalla stessa natura (altrettanto dico del sentimento). Perciò essa li fa travedere e sognare. E quando un tedesco vuole speculare e parlare in grande, architettare da se stesso un gran sistema, fare una grande innovazione in filosofia o in qualche parte speciale di essa, ardisco dire ch’egli ordinariamente delira. L’esattezza è buona per le parti, ma non per il tutto. Ella costituisce lo spirito  (1854) de’ tedeschi; or ella o non è buona o non basta alle grandi scoperte. Quando delle parti le piú minutamente ma separatamente considerate si vuol comporre un gran tutto, si trovano mille difficoltà, contraddizioni, ripugnanze, assurdità, dissonanze e disarmonie; segno certo ed effetto necessario della mancanza del colpo d’occhio che scuopre in un tratto le cose contenute in un vasto campo e i loro scambievoli rapporti. È cosa ordinarissima anche negli oggetti materiali e in mille accidenti della vita, che quello che si verifica o pare assolutamente vero e dimostrato nelle piccole parti, non si verifica nel tutto; e bene spesso si compone un sistema falsissimo di parti verissime, o che tali col piú squisito ragionamento si dimostrano, considerandole segregatamente.