Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1818-1819) | pensieri | 385 |
trava mai la pura ragione, ma tutte erano pregiudizi o ne avevano la forma, e quindi erano passioni. Povera dunque la filosofia, della quale si fa tanto romore e in cui tanto si spera oggidí. Ella può esser certa che nessuno combatterà per lei, benché i suoi nemici la combatteranno sempre piú vivamente; e tanto meno ella influirà nel mondo e nel fatto quanto maggiori saranno i suoi progressi, cioè quanto piú si depurerà ed allontanerà dalla natura del pregiudizio e della passione. Non isperate dunque mai nulla dalla filosofia né dalla ragionevolezza di questo secolo (1 ottobre 1821).
* Se gl’italiani, i francesi e gli spagnuoli concordano nell’usare il verbo mittere nel senso di ponere (mettere, mettre, meter); se è certo che quest’uso antichissimamente proprio di tutte tre queste lingue non è derivato da scambievoli comunicazioni del linguaggio latino corrotto in quella o in questa delle tre nazioni; se finalmente quest’uniformità (1819) di uso in tre lingue sorelle bensí, ma nate indipendentemente l’una dall’altra, benché da una stessa madre, non si vuole attribuire al puro caso; sarà forza derivarlo da un’origine comune, e questa non può essere che il volgare latino da cui tutte tre derivarono; giacché quest’uso non si trova nel latino scritto. Vedi Forcellini e i glossari (1 ottobre 1821).
* Che sotto un governo dispotico non esista mai un gran talento; che le circostanze pubbliche li facciano nascere, e che una rivoluzione, un principe benefico e illuminato ec. sia padrone di produrli, come si è sperimentato in mille occasioni, immediatamente e in gran copia; che i grandi talenti sorgano ordinariamente e fioriscano tutti in un tempo; che un secolo si trovi decisamente non solo piú fecondo di qualunque altro di grandi talenti in un tal genere, ma in