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(1785-1786-1787) | pensieri | 367 |
realmente un vivissimo e straordinario e naturalissimo effetto, ma solo in virtú del mezzo per cui essa giunge a’ nostri sensi (cioè suono o canto, e forma umana) o vogliamo dire del soggetto in cui essa armonia e convenienza si percepisce. Tolto questo soggetto, l’armonia e convenienza isolata o applicata a qualunque altro soggetto non fa piú di gran lunga la stessa impressione. Bensí ella è necessaria perché quel soggetto faccia un’impressione assolutamente, pienamente e durevolmente piacevole. Cosí si dimostra che quanto vi ha d’innato, naturale e universale, nell’effetto della bellezza musicale ed umana, non appartiene alla bellezza, ma (1786) al puro piacere o all’inclinazione e natura dell’uomo che produce questo, come cento altri maggiori o minori piaceri, generali o individuali, che nessuno confonde col bello.
Io credo ancora che, molti uomini o per infermità o per natura ec. ec. non solo non sieno dilettati, ma decisamente disgustati o da tutti o da alcuni de’ suoni o voci piacevoli al comune degli uomini. Ciò accade appunto in molte specie di animali organizzate altrimenti che la nostra, sebbene altre specie organizzate analogamente alla nostra gradiscano detti suoni ec.
Molto piú credo, anzi son quasi certo di questo, rispetto alle diverse armonie ed al deciso disgusto ed effetto disarmonico ch’elle producono in certi uomini e in certe specie di animali (24 settembre 1821).
* Piú l’uomo è avvezzo a imparare (cioè assuefarsi), piú facilmente impara. Or lo stesso accade ne’ bruti. Un animale domestico ec. ec. contrae piú facilmente e presto di un salvatico della stessa specie un’assuefazione egualmente nuova per ambedue (1787) (24 settembre 1821).
* Taluno mi raccontava che, essendo solito a recar da mangiare ad alcuni pulcini, questi gli si affolla-