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(1657-1658) | pensieri | 293 |
cioè jactare per iacere, e cosí molti altri continuativi). Si trova anche in Corippo subjactare, millantare, che non ha altro senso se non di sub e jactare, di cui è composto. Del resto i detti continuativi composti possono 1o, non avere nessun composto che serva loro di positivo, o possa servire; 2o, non avere nessun continuativo del semplice, da cui possano derivare, come adlectare da adlicere non ha nessun continuativo del semplice lacere, da cui possa esser composto ec. ec. ec. (8 settembre 1821). Quanto ho detto de’ continuativi composti si applichi pure ai frequentativi composti.
* Tutto è materiale nella nostra mente e facoltà. L’intelletto non potrebbe niente senza la favella, perché la parola è quasi il corpo dell’idea la piú astratta. Ella è infatti cosa materiale, e l’idea legata e immedesimata nella parola è quasi materializzata. La nostra memoria, tutte le nostre facoltà mentali non possono, non ritengono, non concepiscono esattamente nulla, se non riducendo ogni cosa a materia, in qualunque modo, ed attaccandosi sempre alla materia quanto è possibile, e legando l’ideale col sensibile, e notandone i rapporti piú o meno lontani e servendosi di questi (1658) alla meglio (9 settembre 1821). Vedi p. 1689, capoverso 2.
* Piace nelle donne una certa virilità non solo di corpo anche d’animo e parimente a causa dello straordinario. Piace in esse anche la magnanimità, e questa piace pure tanto alle donne quanto agli uomini; negli uomini ancora, perché anche in essi è straordinaria proporzionatamente parlando ec. Le sventure, le passioni, la malinconia, i sacrificii generosi e piú o meno eroici ec. piacciono pure in ambo i sessi e danno grazia ec., in parte per la compassione, ma in parte anche per lo straordinario. Cosí le grandi virtú o i grandi vizi ec. (9 settembre 1821).