Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/169

(1428-1429-1430) pensieri 155

stabilita ec.), non può darglielo oggi che questa scienza, per opera principalmente degli stranieri, mutando faccia da quello ch’era nel cinquecento, ha preso un altro nome universalmente adottato dalle cólte nazioni. E  (1429) quantunque in etimologia possa egli chiamarsi sinonimo dell’italiano, non è sinonimo quanto all’uso ed all’idea che produce in forza della convenzione, sola arbitra dei significati de’ vocaboli, che per se nulla mai significano, e del piú e del meno di detti significati ec. (1. Agosto 1821).


*    L’antico è un principalissimo ingrediente delle sublimi sensazioni, siano materiali, come una prospettiva, una veduta romantica ec. ec. o solamente spirituali ed interiori. Perché ciò? per la tendenza dell’uomo all’infinito. L’antico non è eterno, e quindi non è infinito, ma il concepire che fa l’anima uno spazio di molti secoli, produce una sensazione indefinita, l’idea di un tempo indeterminato, dove l’anima si perde, e sebben sa che vi sono confini, non li discerne, e non sa quali sieno. Non cosí nelle cose moderne, perch’ella non vi si può perdere, e vede chiaramente tutta la stesa del tempo e giunge subito all’epoca, al termine ec. Anzi è notabile che l’anima in una delle  (1430) dette estasi, vedendo per esempio una torre moderna, ma che non sappia quando fabbricata, e un’altra antica della quale sappia l’epoca precisa, tuttavia è molto piú commossa da questa che da quella. Perché l’indefinito di quella è troppo piccolo, e lo spazio, benché i confini non si discernano, è tanto angusto, che l’anima arriva a comprenderlo tutto. Ma nell’altro caso, sebbene i confini si vedano, e quanto ad essi non vi sia indefinito, v’è però in questo, che lo spazio è cosí ampio che l’anima non l’abbraccia e vi si perde; e sebbene distingue gli estremi, non distingue però se non se confusamente lo spazio che corre tra loro. Come allorché vediamo una vasta cam-