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144 | pensieri | (1410-1411) |
popolo, tempo ec. Chi ha ragione? Quale di questi gusti, anzi di queste nature, merita la preferenza? In ogni caso potrà piuttosto darsi la preferenza a questa o quella natura, che a questo o quel gusto, il quale, da che è naturale, non solo è buono, ma se fosse conforme a un’altra natura sarebbe cattivo e non durevole presso quel popolo; come non ha durato nella poesia ec. inglese il gusto francese. E il Catone di Addison si stima e non piace in Inghilterra; e quello che per lungo tempo non piace, e forse non ha mai piaciuto, ad un’intera nazione, non è bello, relativamente a lei; ed in quanto è fatto per lei, è dunque brutto, benché piaccia ad altre nazioni.
Come dunque altrove abbiamo distinto il bello da ciò che reca diletto alla vista, cosí bisogna formalmente distinguere il bello dal naturale. (1411) Non già che ciò che diletta la vista non possa esser bello, o che il bello non possa recar diletto alla vista, anzi il bello esteriore e sensibile glielo reca essenzialmente; ma queste due qualità sono diverse, ed altro è il dilettar la vista, altro l’esser bello. Cosí altro è l’esser naturale, altro l’esser bello; e può una cosa non esser naturale, e pur bella, o viceversa; ed esser naturale e bella per colui, e naturale ma non bella per costui ec. (29 luglio 1821).
* La semplicità è quasi sempre bellezza, sia nelle arti, sia nello stile, sia nel portamento, negli abiti ec. ec. ec. Il buon gusto ama sempre il semplice. Dunque la semplicità è assolutamente e astrattamente bella e buona? Cosí si conclude. Ma non è vero. Perché dunque suol esser bella?
Ho detto che il naturale è conveniente, e quindi per lo piú bello, cioè giudicato tale. Or dunque la semplicità suol essere, cioè parer bella: 1o, Perché suol esser propria della natura, la quale, potendo ben fare altrimenti, si è per lo piú diportata semplicemente,