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(1395-1396) pensieri 135

concepir chiaramente l’idea di veruna quantità numerica determinata (e quindi di nessun’altra non numerica, perché, se è determinata, ha sempre relazione ai numeri), se non piccolissima.

L’idea che l’uomo concepisce della quantità numerica è idea compostissima. L’uomo è capacissimo d’idee composte, ma bisogna che la composizione non sia tanta che la mente umana abbia bisogno per concepir quell’idea di correre tutto a un tratto per una troppo grande quantità di parti. Se noi non dicessimo undici, cioè dieci e uno ec. ec., ma seguissimo sempre a nominare ciascuna quantità o numero con un nome affatto progressivo e indipendente dagli altri nomi e numeri, e non si fosse data ai numeri una scambievole relazione, tanto arbitraria e dipendente dall’intelletto umano quanto necessaria e difficile; noi perderemmo ben presto l’idea chiara di una quantità determinata alquanto grossa, perché le sue parti, essendo pure unità, sarebbero troppe per poter esser comprese in un tratto e  (1396) abbracciate dalla nostra concezione. Se il centinaio non fosse nella nostra mente una diecina di diecine (il che, chi ben l’osserva, viene a formare un’idea non decupla, ma quasi unica e semplice, o al piú doppia, a causa del rapporto scambievole delle unità colla diecina e della diecina semplice colla diecina di diecine); ma fosse un centinaio di pure, slegate, indipendenti, indivise unità, ci sarebbe impossibile il correre in un tratto per cento unità cosí disposte, e quindi non potremmo concepire idea, se non confusissima e insufficiente, di detta quantità. Per lo contrario, la nostra mente, abituata alla facilità di concepir chiaramente la quantità contenuta nella diecina semplice, si abitua ancora facilmente alla stessa concezione nella diecina di diecine ec. ec., e con un solo atto di concezione apprende chiaramente il numero delle unità contenute in una quantità, la cui idea se le presenta