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94 pensieri (1332-1333)

moderni vivano, cioè si accostavano piú di loro ai confini stabiliti dalla natura, secondo le differenze proporzionate delle complessioni, delle circostanze ec.; le morti naturali immature erano piú rare o meno immature, e le non naturali, se anche erano piú frequenti d’oggidí, non bastavano in nessun modo a pareggiar le partite; conservavano il vigore, la sanità ec. ec. in età dove oggi non si conservano; in ciascheduna età erano proporzionatamente piú gagliardi, piú sani, insomma piú pieni di vitalità che i moderni e meglio adattati alle funzioni del corpo e piú potenti fisicamente; le malattie erano meno numerose, sí ne’ loro generi come individualmente, meno violente ec. o piú curabili per rispetto al malato ec. ec. ec. Sicché la somma della vita era maggiore nel tempo antico, quantunque nessuno in particolare potesse vivere piú lungamente di quello che possa viversi oggidí, e che taluni vivano (16 luglio 1821).


*    Altra gran fonte della ricchezza e varietà  (1333) della lingua italiana si è quella sua immensa facoltà di dare ad una stessa parola diverse forme, costruzioni, modi ec., e variarne al bisogno il significato, mediante detta variazione di forme o di uso o di collocazione ec., che alle volte cambiano affatto il senso della voce, alle volte gli danno una piccola inflessione che serve a dinotare una piccola differenza della cosa primitivamente significata. Non considero qui l’immensa facoltà delle metafore, proprissima, anzi essenziale della lingua italiana (di cui non la potremmo spogliare senz’affatto travisarla), e naturale a spiriti cosí vivaci ed immaginosi come i nostri nazionali. Parlo solamente del potere usare, per esempio, uno stesso verbo in senso attivo, passivo, neutro, neutro passivo; con tale o tal caso, e questo coll’articolo o senza; con uno o piú nomi alla volta e anche con diversi casi in uno stesso luogo; con uno o piú infiniti di altri verbi, go-