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86 | pensieri | (1319-1320-1321) |
bellezza molto piú vivo nel mirare una donna famosa per la (1320) beltà, che nel mirarne una piú bella, ma ignota o meno famosa? Cosí pure se una donna non è bella ma ha nome di esserlo, o è celebre per avventure galanti o è stata contrastata ec. ec. ec. Cosí dico degli uomini rispetto alle donne ec. ec. Cosí negli scrittori: il senso del bello è molto maggiore, piú intimo, piú frequente, piú minuto, quando leggiamo, per esempio, un poeta già famoso e di merito già riconosciuto, che quando ne leggiamo uno del cui merito abbiamo da giudicare, sia pur egli piú bello di molti altri che sommamente ci dilettano. Il formare il gusto in grandissima parte non è altro che il contrarre un’opinione. Se il tal gusto, il tal genere ec. è disprezzato, o se tu in particolare lo disprezzi, quell’opera di quel tal gusto o genere ec. non piace. Nel caso contrario, e se tu cambi opinione, ecco che quella stessa opera ti dà sommo piacere e ci trovi infinite bellezze di cui prima neppur sospettavi. Questo caso è frequentissimo in ogni genere di cose. Pochissimi trovavano piacere nella lettura del buono stile italiano durante l’ultima metà del secolo passato e i primi anni di questo. Oggi moltissimi; e quei medesimi che non vi trovavano alcun diletto, anzi noia ec., oggi se ne pascono con gran piacere, perché l’opinione in Italia è cambiata. Fra questi cosí cambiati sono ancor io. (1321)
Potrei condurre questo discorso a cento altri particolari. Lo stile dei trecentisti ci piace sommamente perché sappiamo ch’era proprio di quell’età. Se lo vediamo fedelissimamente ritratto in uno scrittore moderno, ancorché non differisca punto dall’antico, non ci piace, anzi ci disgusta e ci pare affettatissimo, perché sappiamo che non è naturale allo scrittore, sebben ciò dallo scritto non apparisca per nulla. Questa è dunque sola opinione, ragionevole bensí; ma dunque il bello non è assoluto, perché la stessissima