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478 | pensieri | (1197-1198) |
al tempo stesso un lappone, un italiano, un patagone, non saprebbe decidere quale di queste tre forme fosse piú bella e non sentirebbe differenza di bellezza o bruttezza in nessuno di loro. Il che dimostra ch’egli non ha veruna regola o norma innata ed assoluta per giudicare del bello, neppure umano.
L’uomo non può mai formarsi l’idea di una bellezza isolata, vale a dire che il bello assoluto non esiste né altrove né nella idea, nella fantasia, nell’intelletto naturale e primitivo dell’uomo. Figuratevi che ci sia mostrato un oggetto forestiero e che questo sia il primo e l’unico che noi vediamo nel suo genere. Noi o non giudichiamo in nessun modo della sua bellezza o bruttezza, né la sentiamo; ovvero ne giudichiamo comparativamente ad altri generi di cose e ad altre proporzioni, e cosí per lo piú andiamo errati e probabilmente giudicheremo brutto un oggetto che nel suo paese è giudicato bellissimo e che lo è nel suo genere effettivamente, o viceversa. Figuratevi (1198) di vedere un uccello americano di specie da voi non prima veduta. Questa è specie e non genere, e voi per giudicarne potete paragonarla alle altre specie di uccelli che conoscete. Tuttavia probabilmente sbaglierete il giudizio; voglio dire, per esempio, vi parranno sproporzioni quelle che agli americani, assuefatti a vederne, parranno proporzioni e bellezza; e viceversa agli americani parranno sproporzionati e brutti molti uccelli di specie e di forme assai differenti dai loro e ch’essi non sono accostumati a vedere. Cosí discorrete d’ogni sorta di oggetti o naturali o artifiziali.
E passando da queste osservazioni al buono e al cattivo, vedrete come nessuna cosa possibile sia buona né cattiva, né piú o meno perfetta ec., isolatamente, ma solo comparativamente; e che per conseguenza non esiste il buono né il cattivo assoluto, ma solo il relativo.