Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
470 | pensieri | (1186-1187) |
convenienza, d’ogni bello, d’ogni buono determinato e specifico e di tutti i loro contrari deriva dalla semplice assuefazione.
1°, Se quel naso sarà poco piú lungo o quella bocca poco piú larga, quantunque lo sia tanto che basti ad eccitare negli uomini il giudizio e il senso della bruttezza, il fanciullo non concepirà questo giudizio né questo senso in verun modo. Che la cosa vada cosí n’è testimonio l’esperienza di chiunque è stato fanciullo e vorrà sovvenirsi di ciò che gli accadeva in quell’età. E qual è la ragione? La ragione è che il fanciullo avendo acquistato solamente una scarsa e debole idea delle proporzioni, perché poco ha veduto e poco ha confrontato, ha parimente una scarsa ed inesatta e non sottile né minuta idea delle sproporzioni, e non se n’accorge né le sente, se non quando quel tale oggetto si oppone vivamente e fortemente alla sua abitudine. Solamente col molto vedere egli arriva a formarsi senza pensarvi un giudizio, un discernimento, un senso fino per distinguere il bello dal brutto. Alle volte, per l’opposto, pare al fanciullo notabilissima una sproporzione o sconvenienza, che gli altri neppure osservano. E ne deduce un senso di bruttezza che gli altri non provano. La ragione è la poca assuefazione, l’aver poco veduto, il che gli fa trovare strano quello che non è strano, e brutto quindi o assai brutto quello che non è brutto o poco. Come ciò se il brutto fosse assoluto? Un fanciullo raccontava che una persona aveva due nasi, perché aveva osservata sul suo naso una piccola differenza di colore, in parte piú rosso in parte meno. E di questa cosa nessun altro si avvedeva senz’apposita osservazione. Che vuol dir (1187) questo? Se l’idea del bello e del brutto determinato fosse assoluta e naturale ed innata, avrebbe mestieri il fanciullo di crescere e di esercitare i suoi sensi e di esperienza per acquistare un’idea, non dico perfetta, ma sufficiente, della bellezza o bruttezza determinata? Il vedere che