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(1074-1075) | pensieri | 385 |
una quantità indefinita (della quale non concepisce se non se un’idea confusa, com’é naturale trattandosi d’indefinito) e non gli si affaccia neppure al pensiero l’idea di poterla determinare o di contare quelle dita. Meno metafisica è l’idea dell’ordine. Giacché (seguitando a servirci dell’esempio della mano) che il pollice, ossia il primo dito, stia nel principio della serie, che l’indice, cioè il secondo dito, venga dopo quello che è nel principio della mano, cioè il pollice, e che il medio, cioè il terzo, succeda a questo dito e sia distante dal pollice un dito d’intervallo, sono cose che cadono sotto i sensi e che destano facilmente l’idea di primo, di secondo e di terzo e via discorrendo. Lo stesso potremmo dire di un filare d’alberi ec.
Cosí che io non credo che le denominazioni de’ numeri ordinativi non abbiano preceduto nelle lingue primitive quelle de’ cardinali (contro ciò che pare a prima vista e che forse è seguito nelle lingue cólte ec.), e che in dette lingue (1075) la parola secondo si sia pronunziata prima che la parola due. Perché la parola secondo esprime un’idea materiale e derivata da’ sensi e naturale, cioè quella cosa che sta dopo ciò che è nel principio, laonde la forma di quest’idea sussiste fuori dell’intelletto. Infatti, nel latino posterior vuol dire secundus ordine, loco, tempore (Forcellini), e cosí propriamente il greco ὕστερος: κυριώτερα τὰ ὕστερα νομίζεται καὶ βεβαιότερα τῶν πρώτων, Plutarco, Convivalium Disputationum, lib. VIII (Scapula); quantunque possa venir dopo o dietro anche quello che non è secondo. Cosí pure nell’italiano posteriore ec. Ma la parola due significa un’idea la cui forma non sussiste se non che nel nostro intelletto, quando anche sussistano fuori di esso le cose che compongono questa quantità, colla quale tuttavia non hanno alcuna relazione sensibile, materiale, intrinseca o propria loro ed estrinseca alla concezione umana. Vedi l’Encyclopédie méthodique. Métaphisique, art. nombres, preso, io credo, da Locke.