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(1065-1066-1067) pensieri 379

metafisica; ed oltracciò la parte la piú intensamente metafisica della medesima metafisica, appartenendo alla natura, all’ordine, alle cagioni piú remote, piú nascoste e piú generali delle cose (19 maggio 1821).


*    Dalle mie osservazioni sulla necessaria varietà delle lingue risulta che non solo le lingue furono naturalmente molte e diverse anche da principio, per le  (1066) impressioni che le medesime cose fanno ne’ diversi uomini, le diverse facoltà imitative o le diverse maniere d’imitazione usate da’ primi creatori e inventori della favella, le diverse parti, forme, generi, accidenti di una medesima cosa, presi ad imitare e ad esprimere da’ diversi uomini colla parola significante quella tal cosa (vedi Scelta di opuscoli interessanti, Milano, Vol. IV, p. 56-57 e p. 44, nota); ma eziandio che introdotta e stabilita una medesima favella, cioè un medesimo sistema di suoni significativi, uniformi e comuni in una medesima società questa favella ancora inevitabilmente si diversifica e divide a poco a poco in differenti favelle (19 maggio 1821).


*    Lampa, lampo, lampare, lampante, come pure lampeggio, lampeggiare, lampeggiamento derivano manifestamente dal greco λάμπειν ec. co’ suoi derivati ec., del quale e de’ quali non resta nel latino scritto altro vestigio (ch’io sappia), fuorché la voce lampas, greca λαμπὰς, italiano lampada, lampade, lampana, co’ suoi derivati, lampada ae, lampadion, lampadias, lampadarius. Vedi il Forcellini e il Du Cange (20 maggio 1821).


*    Quanta sia la superiorità degl’italiani nell’attitudine a conoscere e gustare la lingua latina si può argomentare proporzionatamente dalla superiorità riconosciuta in loro nel bello scriver latino, ossia nella imitazione  (1067) degli scrittori latini, quanto alla