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(1015-1016) | pensieri | 341 |
bricius, dove parla di Luciano, Bibliotheca Graeca, lib. IV, c. 16, § 1, t. III, p. 486, editio vetus.
Dalle quali osservazioni si potrebbe anche dedurre che le parole francesi derivate dal greco, e che non si trovano negli scrittori latini e che io in parecchi pensieri ho supposto che fossero nel volgare latino, come planer ec., fossero venute nella lingua francese immediatamente dalle antiche communicazioni avute colla lingua e letteratura greca. Questo però non mi par molto probabile, trattandosi che la lingua greca fu spenta nelle Gallie lunghissimo tempo innanzi la nascita della francese, che la latina vi prevalse interamente, e che della celtica, ch’era pur la nazionale, appena si trova vestigio nella francese (vedi p. 1012, capoverso 1). Quanto meno dunque si dovrebbero trovar della greca? Laddove se ne trovano tanti, che han fatto un dizionario apposta delle parole francesi derivate dal greco. Inoltre questo argomento non può valer di piú di quello che vaglia (1016) per le parole italiane dello stesso genere, le quali si potrebbero suppor derivate dalla Magna Grecia e dalla Sicilia, piuttosto che dal latino; mentre però la lingua greca si spense in quei paesi tanto innanzi al sorgere della lingua italiana, e vi si stabilí la latina, che, per conseguenza, vi è tanto piú vicina alla nostra, in ordine di tempo, anzi immediatamente vicina. Vedi p. 1040, fine. Del resto, anche in Sicilia durò la letteratura greca, se non anche la lingua, lungo tempo dopo il dominio romano. Diodoro fu siciliano e cosí altri scrittori greci. E vedi Porfirio, Vita Plotini, cap. 11, donde par che apparisca che in Sicilia a quel tempo vi fossero cattedre o scuole greche di sofisti, come, si può dire, in tutte le parti dell’imperio romano, in Roma, nelle Gallie a tempo di Luciano ec. Cecilio Siculo, benché romano di nome e vissuto in Roma ec., scrisse in greco. Vedi Costantino Lascaris nel Fabricius, Bibliotecha Graeca, t. XIV, p. 22-35, edit. vet. (6 maggio 1821).