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(955-956) | pensieri | 295 |
altre, secondo la variazione dei costumi, usi, opinioni ec. e delle circostanze fisiche, politiche, morali ec. proprie dei diversi secoli della società. In maniera che si può dire che, come nessuna lingua è stata, cosí neanche nessun’altra sarà perpetua (18 aprile 1821).
* L’antichità e l’eccellenza della lingua sacra degl’indiani (sascrita) hanno naturalmente chiamato a se l’attenzione e destato la curiosità degli europei. I ragguardevoli suoi titoli ad essere considerata come la piú antica lingua che l’uman genere conosca, muovono in noi quell’interesse da cui le vetustissime età del mondo sono circondate. Costruita secondo il disegno piú perfetto forse che dall’ingegno umano sia stato immaginato giammai, essa c’invita a ricercare se la sua perfezione si restringa ne’ limiti della sua struttura o se i pregi delle composizioni indiane partecipino della bellezza del linguaggio in cui sono dettate. Spettatore di Milano, 15 luglio 1817, quaderno 80, Parte straniera, p. 273, articolo di D. Bertolotti sopra la traduzione inglese del Megha (956) Duta, poema sascrittico di Calidasa, Calcutta 1814; estratto però senza fallo da un giornale forestiero e non dalla stessa traduzione, come apparisce in parecchi luoghi, e fra l’altro da’ puntini che il Bertolotti pone dopo alcuni paragrafi di esso articolo, come p. 274-275 ec. (18 aprile 1821).
* La lingua greca va considerata rispetto all’italiana nell’ordine di lingua madre (o nonna) quanto ai modi, ma non quanto alle parole. Dico quanto ai modi massimamente per la sua conformità naturale o somiglianza in questa parte colla lingua latina sua sorella e madre della nostra, e di piú perché gli scrittori latini, dal nascimento della loro letteratura, modellarono sulla greca le forme della loro lingua, e cosí hanno tramandata a noi una lingua formata in grandissima parte sui modi della greca. Del che vedi un bell’articolo del barone Winspear (Biblioteca Italiana, t. VIII,