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292 | pensieri | (951-952) |
perché le parole non derivanti immediatamente dalle qualità della cosa, o che almeno per l’assuefazione non ci paiano tali, non hanno forza di suscitare nella nostra mente un’idea sensibile della cosa, non hanno (952) forza di farci sentire la cosa in qualunque modo, ma solamente di darcela precisamente ad intendere, come si fa di quelle cose che non si possono formalmente esprimere. Che tale appunto è il caso degli oggetti significatici con parole del tutto straniere. Dal che è manifesto quanto danno riceva sí la chiarezza delle idee, come la bellezza e la forza del discorso, che consistono massimamente nella sua vita; e questa vita del discorso consiste nella efficacia, vivacità e sensibilità con cui esso ci fa concepire le cose di cui tratta (17 aprile 1821).
* Lo stesso autore nel medesimo opuscolo, come si vede nel luogo citato, alla fine della detta p. 244, critica Herder che tante parole ha introdotto tolte dal latino e dal greco. Questa critica è forse giusta, anche rispetto al latino nella lingua tedesca, la quale non si trova nella circostanza della italiana, non essendo figlia, come questa, della latina; come neanche rispetto alla francese, non essendole sorella, come la nostra. E quanto alla latina, le deve bastare quello che per le circostanze de’ tempi antichi ec. ella ne ha tolto, colle comunicazioni avute coi romani ec.; ma questa fonte si deve ora ben ragionevolmente stimar chiusa per lei, come quella che non ne deriva originariamente e vi ha solo attinto per cause accidentali. La lingua inglese sarebbe la piú atta a comunicare le sue fonti colla tedesca e viceversa. Vedi p. 1011, capoverso 2. Ma rispetto alla lingua italiana la cosa sta diversamente, perché, derivando ella dalla latina, non si dee stimare che la fonte sia chiusa, mentre il fiume corre e non istagna. Anzi, non volendo che stagni e impaludi, bisogna riguardare soprattutto di non chiudergli la sorgente,