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(928-929) | pensieri | 273 |
mutato, oltre la desinenza, il β in p, mutazione ordinaria per esser due lettere dello stesso organo, cioè labiali, e il doppio ν in gn, questo pure ordinario e ordinarissimo presso gli spagnuoli che da annus fanno año ec. ec. Se dunque spegnere deriva dalla detta parola greca, è necessario supporre ch’ella fosse usitata nell’antico latino, (sia che le dette mutazioni o vogliamo diversità di lettere esistessero già nello stesso latino, sia che vi fossero introdotte, nel passare questa parola dal latino in italiano), tanto piú che l’uso del detto verbo spegnere è limitato, (cred’io) alla sola Italia. Il Forcellini non ha niente di simile nelle parole comincianti per exb, exp, exsb, exsp, sb, sp. Parimente il Ducange, che ho ricercato accuratamente (10 aprile 1821).
* La lingua sascrita, quell’antichissima lingua indiana, che, quantunque diversamente alterata e corrotta e distinta in moltissimi dialetti, vive ancora e si parla in tutto l’Indostan (929) (Annali di Scienze e Lettere, Milano, 1811, gennaio, vol. V, n. 13; Wilkins, Grammatica della lingua sanskrita, articolo tradotto da quello di un cospicuo letterato nell’Edinburgh Review, p. 28, 29, 31 fine ― 32 principio e 32 mezzo, 35 fine ― 36 principio) e altre parti dell’India, (ivi, 28 fine) e segnatamente sotto nome di lingua pali in tutte le nazioni poste all’oriente della medesima India (ivi, 36); quella lingua che Sir William (Guglielmo) Jones, famosissimo per la cognizione sí delle cose orientali sí delle lingue orientali e occidentali (ivi, 37 principio e fine), non dubitò di dichiarare essere piú perfetta della greca, piú copiosa della latina, e dell’una e dell’altra piú sapientemente raffinata (ivi, 52); quella lingua dalla quale è opinione di alcuni dotti inglesi del nostro secolo, non senza appoggio di notabili argomenti e confronti, che sieno derivate o abbiano avuto origine comune con lei le lingue greca, latina, gotica, e l’antica egi-