Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/285

272 pensieri (927-928)

immaginazione. E la causa per la quale i greci e i romani soprastanno a tutti i popoli antichi è in gran parte questa, che i loro errori e illusioni furono nella massima parte conformissime alla natura, sicché si trovarono egualmente lontani dalla corruzione dell’ignoranza e dal difetto di questa. Al contrario de’ popoli orientali, le cui superstizioni ed errori, che, sebbene moderni e presenti, si trovano per lo piú di antichissima data, furono e sono in gran parte contrarie alla natura e quindi con verità si possono chiamar barbare. E si può dire che nessun popolo antico, nell’ordine del grande e del bello, può venire in paragone de’ greci e de’ romani. Il che può derivare anche da questo, che forse i secoli d’oro degli altri popoli, come degli egiziani, degl’indiani, de’ cinesi, de’ persiani ec. ec., essendo venuti piú per tempo, giacché questi popoli sono molto piú antichi, la memoria loro non è passata fino a noi, ma rimasta nel buio dell’antichità, col quale viene a coincidere la epoca dei detti secoli; e per lo contrario ci è pervenuta la memoria sola della loro corruzione e barbarie, succeduta naturalmente alla civiltà e abbattutasi ad esser contemporanea della grandezza e del fiore dei popoli greco e romano, la qual grandezza occupa  (928) e signoreggia le storie nostre, alle quali per la maggior vicinanza de’ tempi ha potuto pervenire, e perch’ella signoreggiò effettivamente in tempi piú vicini a noi. Anzi si può dire che quanto ci ha di grande e di bello rispetto all’antichità nelle storie, e generalmente in qualunque memoria nostra, tutto appartiene all’ultima epoca dell’antichità, della quale i greci e i romani furono effettivamente gli ultimi popoli. Ὦ Ἕλληνες ἀεὶ παῖδες ἐοτὲ ec. Platone, in persona di quel sacerdote egiziano (10 aprile 1821). Vedi p. 2331.


*    Spegnere, parola tutta propria oggi degl’italiani, non pare che possa derivare da altro che da σβεννύειν