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(923-924) pensieri 269

p. 558): Οὔτος ὦν ὁ Μεγασθένης λέγει, οὔτε Ἰνδοὺς ἐπιστρατεῦσαι οὐδαμοῖσιν ἀνθρώποισιν, οὔτε Ἰνδοῖσιν ἄλλους ἀνθρώπους. Cioè fino ad Alessandro. Conseguenza naturale della detta costituzione, sebbene Arriano lo riferisce staccatamente e come indipendente, e non vede la relazione che hanno queste cose tra loro. Vedi p. 943, capoverso 2.

Il fatto sta che, siccome nessuna nazione è cosí atta alla qualità di conquistatrice, come una nazione libera, il che apparisce dal fatto e da quello che ho ragionato nel pensiero antecedente ec; cosí anche è pur troppo vero che il maggior pericolo della libertà di un popolo nasce dalle sue conquiste e da’ suoi qualunque ingrandimenti, che distruggono [a poco] l’uguaglianza, senza cui non c’é vera libertà e cangiano i costumi, lo stato primitivo, l’ordine della repubblica; sicché finalmente la precipitano nella obbedienza. Cosa anche questa dimostrata dal fatto (4-6 aprile 1821).


*    Siccome l’amor patrio o nazionale non è altro che una illusione, ma facilmente derivante dalla natura, posta la società, com’é naturale l’amor proprio nell’individuo, e posta la famiglia, l’amor di famiglia, che si vede anche ne’ bruti; cosí esso non si mantiene e non produce buon frutto senza le illusioni e i pregiudizi che naturalmente ne derivano o che anche ne sono il fondamento. L’uomo non è sempre ragionevole, ma sempre conseguente in un modo o nell’altro. Come dunque amerà  (924) la sua patria sopra tutte e come sarà disposto nei fatti a tutte le conseguenze che derivano da questo amore di preferenza, se effettivamente egli non la crederà degna di essere amata sopra tutte, e perciò la migliore di tutte; e molto piú s’egli crederà le altre, o qualcun’altra, migliore di lei? Come sarà intollerante del giogo straniero e geloso della nazionalità per tutti i versi e disposto a dar la vita e la roba per sottrarsi al dominio forestiero, se egli crederà lo stra-