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264 pensieri (916-917)

innanzi alla metà. Floro III 19: Terra frugum ferax, (Sicilia) et quodammodo suburbana provincia latifundiis civium Romanorum tenebatur. Hic ad cultum agri frequentia ergastula, catenatique cultores, materiam bello praebuere. E quanta fosse la moltitudine degli schiavi presso ai Romani si può congetturare dalla guerra servile e dal pericolo che ne risultò. Ne avevano i Romani, cred’io, d’ogni genere di nazioni; e Floro, loc. cit., nomina un servo siro cagione e capo della guerra servile; Frontone nell’ultima epistola greca, una serva sira ec. ec.; cose che si possono vedere in tutti gli scrittori delle antichità romane. Vedi il Pignoria, De Servis e, se vuoi, l’articolo originale del Cav. Hager nello Spettatore di Milano, 1° aprile 1818, quaderno 97, p. 244, fine-245, principio, dove si tocca questo argomento della gran moltitudine de’ servi romani e se ne adducono alcuni esempi e prove e si cita il detto Pignoria che dovrebbe trovarsi nel Grevio ec. Cibale, schiava Affricana, è nominata nel Moretum.

E qual fosse l’idea morale che gli antichi avevano degli schiavi, si può dedurre da cento altri scrittori e luoghi e fatti e costumi degli antichi, ma segnatamente da questo luogo di Floro, III, 20: Enimvero servilium armorum dedecus feras. Nam et ipsi per fortunam in omnia obnoxii (scil. nobis), tamen quasi secundum hominum genus sunt et in bona libertatis nostrae adoptantur.

Questa seconda razza di uomini serviva dunque alla uguaglianza e libertà de’ popoli antichi, in proporzione di essa libertà ed uguaglianza e delle forze rispettive di questo o quel popolo, guerriere o pecunarie ec., per  (917) fare o comperare degli schiavi. E l’antica uguaglianza e libertà si manteneva effettivamente coll’aiuto e l’appoggio della schiavitú, ma della schiavitú di persone, che non avevano nulla di comune col corpo e la repubblica e la società di quelli che formavano la nazione libera ed uguale. Cosí che