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pensieri |
(897-898-899) |
di dentro. La sua dipendenza non è nuova se non di nome, perché la sua indipendenza era pur tale. E se ora dipende dallo straniero, lo straniero è per lei tutt’uno che il nazionale; perché la nazione non esisteva neppur prima della conquista; ed ella, non amando se stessa, non avendo amor patrio, non odia dunque lo straniero, se non come il nazionale e come l’uomo odia l’altro uomo. Il diritto delle nazioni (898) è nato dopo che non vi sono state piú nazioni. Ella dunque gode gli stessi diritti che godeva prima della conquista e gli gode ora come la conquistatrice. Quanto alle guerre, elle non sono già né meno frequenti né meno ingiuste delle antiche. Perché la sorgente delle guerre, che una volta era l’egoismo nazionale, ora è l’egoismo individuale di chi comanda alle nazioni, anzi costituisce le nazioni. E questo egoismo non è né meno cupido né meno ingiusto di quello. Dunque, come quello, misura i suoi desiderii dalle sue forze (spesso anche oltre le forze) e la forza è l’arbitra del mondo oggidí, come anticamente, non già la giustizia, perché la natura degli uomini non si cambia, ma solo gli accidenti. Questi che esagerano l’ingiustizia e frequenza delle guerre antiche prima del Cristianesimo, del diritto delle genti e del preteso amore universale, mostra che abbiano bensí letto la storia antica, ma non quella de’ secoli cristiani fino a noi. Quella storia e questa presentano appuntino le stesse ingiustizie, le stesse guerre, lo stesso trionfo della forza ec., né il Cristianesimo ha migliorato in ciò il mondo di un punto; colla differenza che allora le esercitavano, allora combattevano le nazioni, ora gl’individui o vogliamo dire i governi; allora per conseguenza i combattenti o gl’ingiusti erano giusti e virtuosi verso qualcuno, cioè verso i proprii, adesso verso nessuno; allora le nimicizie (899) partorivano le grandi virtú e l’eroismo in ciascuna nazione, adesso i grandi vizi e la viltà; allora una nazione opprimeva