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(847-848-849) | pensieri | 219 |
sebben potesse molto naturalmente nascere dallo studio, dagli atticisti che uscivan fuori, dal ridursi la cosa a regola e la eleganza a misura e meditazione, e ricerca ec. Longino, sebbene fioritissimo delle possibili eleganze e gentilezze della lingua greca, le ricerca tanto, e le accumola (senza però affettazione), che si trovano piú frasi e modi figurati in lui che in dieci antichi greci tutti insieme; e sí per questo sí per la struttura intrecciata, composta, manipolata dell’orazione, la lunghezza, e strettissima e fortissima legatura de’ periodi, le ambagi ec. riesce tanto difficile quanto i piú difficili e lavorati scrittori latini. Ai quali egli somiglia tanto, che, massime vedendolo studioso di Cicerone, non dubito, quanto a lui, che quello scrivere non gli sia derivato dai latini e ch’egli non abbia o voluto trasportare, (848) o, come si fosse, trasportato l’indole e gli spiriti latini nella lingua greca, quanto però questa lo comportava; perché a ogni modo, come faranno sempre tutte le lingue, ella conserva anche presso lui il suo sembiante diverso dall’altrui. Non dirò niente de’ sofisti e degli altri scrittori dell’infima letteratura greca, anche di quella letteratura già moriente e disperata, come ai tempi di Teofilatto Arcivescovo di Bulgaria. I quali, quando volevano stare davvero sull’attillato, scrivevano in modo che unita alla viziosa e corrotta ricercatezza, arguzia, e oscurità dello stile, la ricercatezza e attortigliamento, e tortuosità della lingua, sono di tanta difficoltà ad intenderli, di quanto poco uso ad averli intesi.
Questa declinazione della lingua greca dal suo primo sentiero e costume ed indole si può far manifesto ancora considerando la lingua d’Isocrate. Il quale è tanto famoso per la delicatissima cura che poneva nella scelta e collocazione delle parole, nella struttura ed armonia de’ periodi, che si potrebbe credere ch’egli, quantunque pel tempo appartenga a quegli (849) antichi scrittori ch’io ho distinto da’ piú