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10 | pensieri | (470-471) |
posizione: consuetudine ch’io credo familiare a Tucidide (2 gennaio 1821).
* Quello che si è detto di sopra intorno ai proemi particolari di ciascun libro K. A. eccetto il primo, non è vero nel sesto, il quale non ha proemio nessuno. Se non che il capo 3° cominciando con un breve epilogo, ho creduto lungo tempo che i due capi precedenti appartenessero al 5° libro, e il sesto cominciasse col 3° capo. È però vero che il detto epilogo non rinchiude se non le cose dette ne’ due capi antecedenti, e non tutto il detto nella parte superiore dell’opera, come ciascun altro proemio premesso ai diversi libri (3 gennaio 1821).
* La natura non è perfetta assolutamente parlando, ma la sola natura è grande e fonte di grandezza. Perciò tutto quello che è, o si accosta al perfetto, secondo la nostra maniera astratta di considerare, non è grande. Osservatelo in tutte le cose: nelle opere di genio, poesia, belle arti ec., nelle azioni, nei caratteri, nei costumi, nei popoli, nei governi ec. Un uomo perfetto, non è mai grande. Un uomo grande, non è mai perfetto. (471) L’eroismo e la perfezione sono cose contraddittorie. Ogni eroe è imperfetto. Tali erano gli eroi antichi (i moderni non ne hanno); tali ce li dipingono gli antichi poeti ec. tale era l’idea ch’essi avevano del carattere eroico; al contrario di Virgilio, del Tasso ec. tanto meno perfetti, quanto piú perfetti sono i loro eroi, ed anche i loro poemi (3 gennaio 1821).
* Venga un filosofo, e mi dica. Se ora si trovassero le ossa o le ceneri di Omero o di Virgilio ec. il sepolcro ec. quelle ceneri che merito avrebbero realmente, e secondo la secca ragione? Che cosa parteciperebbero dei pregi, delle virtú, della gloria ec. di Omero ec.? Tolte le illusioni, e gl’inganni, a che ser-