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PENSIERI.



 (457)*    Quanto sia vero che l’amore universale, distruggendo l’amor patrio, non gli sostituisce verun’altra passione attiva, e che quanto piú l’amor di corpo guadagna in estensione tanto perde in intensità ed efficacia, si può considerare anche da questo, che i primi sintomi della malattia mortale che distrusse la libertà, e quindi la grandezza di Roma, furono contemporanei alla cittadinanza data all’Italia dopo la guerra sociale e alla gran diffusione delle colonie spedite per la prima volta fuori d’Italia, per legge di Gracco o di Druso, trent’anni circa dopo l’affare di C. Gracco e quaranta circa dopo quello di Tiberio Gracco, del quale dice Velleio (II, 3): Hoc initium in urbe Roma civilis sanguinis, gladiorumque impunitatis fuit, col resto; dove viene a considerarlo come il principio del guasto e della decadenza di Roma. Vedilo lib. II, c. 2, c. 6, c. 8, init. et c. 15, et lib. I, c. 15, fine, colle note Varior. Le quali colonie portando con se la cittadinanza romana diffondevano Roma per tutta l’Italia, e poi per tutto l’impero. Vedi in particolare Montesquieu, Grandeur etc., ch. IX, p. 99-101 e quivi le note. Ainsi Rome n’étoit pas proprement une monarchie  (458) ou une république, mais la tête du corps formé par tous les peuples du monde.... Les peuples... ne faisoient un corps que par une obéissance commune; et