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(664-665-666) pensieri 121

contraddizione fra l’esteriore e l’interiore; la falsità ec.: si ricondurrebbe la verità nel mondo; la vita resterebbe né piú né meno la stessa qual è oggidí, ma solamente tolto questo linguaggio e queste maniere di convenzione e questo genere aereo ed inutile di bienséances e di onore e di riguardi a un pubblico che pensa ed opera come te, si toglierebbero agli uomini molti incomodi e fatiche e attenzioni e sollecitudini  (665) vane; e la vita sarebbe un fatto e non una rappresentazione; finalmente si concorderebbero una volta insieme quelle due cose discordi ab eterno, i detti e i fatti degli uomini. Sperava e prognosticava che il mondo si sarebbe stancato di tante apparenze divenute inutili da che non servono piú ad ingannare e da che la commedia non è piú spettacolo e tutti sono attori: che avrebbe messo d’accordo la sostanza coll’apparenza, non già cambiando la sostanza, che Dio ce ne scampi, ma lasciandola intatta, e cambiando l’apparenza, les bienséances, il linguaggio ec., cioè facendo che apparisca e si dica quello ch’è vero. E notava che il mondo sembra che già inclini a questo, e non i fatti coi detti, ma i detti si comincino ad accomodare, ad accordare, a pacificare coi fatti; ed oramai vengano a trattato con questi loro nemici e domandino essi le condizioni di pace. E che forse  (666) anche oggidí l’esteriore coll’interiore, i detti coi fatti sono piú d’accordo che non furono da gran tempo (16 febbraio 1821).


*    Je sentis que c’étoit quelque chose de bien douloureux, que de savoir ce que l’on aime attaché à quelque chose de parfait: (cioè la persona amata, a qualche altra persona perfetta, e degna dell’amor suo: e in questo senso lo dice Mad. Lambert) mais loin que mon intérêt ait pris sur la justice que je devois à mon amie, (amata da colui ch’era amato dalla persona che parla, ed è una donna), ma délicatesse et la crainte de lui