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118 pensieri (658-659-660)



*    La ragione di quanto ho piú volte osservato circa la difficoltà, anzi impossibilità, di riuscire in quelle cose che si fanno con troppo impegno, e tanto piú quanto queste cose sono naturali e quanto la perfezione loro consiste nella naturalezza, è questa. Non riesce bene e secondo natura se non quello che si fa naturalmente.  (659) Ma i detti mezzi non sono naturali e il servirsi di essi non è secondo natura. Dunque ec. Non basta che un’operazione sia naturale: ma, quanto piú è o dev’esser naturale, tanto piú bisogna farla naturalmente. Anzi non è naturale, se non è fatta naturalmente (14 febbraio 1821).


*    L’invenzione e l’uso delle armi da fuoco ha combinato perfettamente colla tendenza presa dal mondo in ordine a qualunque cosa e derivata naturalmente dalla preponderanza della ragione e dell’arte, colla tendenza, dico, di uguagliar tutto. Cosí le armi da fuoco hanno uguagliato il forte al debole, il grande al piccolo, il valoroso al vile, l’esercitato all’inesperto, i modi di combattere delle varie nazioni; e la guerra ancor essa ha preso un equilibrio, un’uguaglianza che sembrava contraria direttamente alla sua natura. E l’artifizio, sottentrando alla virtú,  (660) ed agguagliandola, e anche superandola e rendendola inutile, ha pareggiato gl’individui, tolta la varietà, spento quindi anche nella guerra l’entusiasmo quasi del tutto, spenta l’emulazione e toltale la materia, spento l’eroismo, giacché tanto vale un soldato eroe quanto un Martano, o se anche non l’ha spento, l’ha confuso colla viltà e reso indistinguibile e quindi senza eccitamento e senza premio; in fine ha contribuito sommamente anche per questa parte a mortificare il mondo e la vita. Tanto è vero che il bello, il grande, il vario, non si trova se non che nella natura e si perde subito appena si esce da lei, appena sottentrano l’arte e la ragione in qualunque cosa (14 febbraio 1821).