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114 pensieri (651-652-653)

Avis d’une mère à sa fille, dans ses Oeuvres complètes, citées ci-dessus, (p. 633) p. 60-61. Che vuol dir questo, se non che niente è buono senza la naturalezza? Applicate questi detti della Marchesa anche alla letteratura, inseparabile parimente dal pudore, e a quello ch’io dico del sentimento e del genere sentimentale nel Discorso sui romantici (13 febbraio 1821).


*    La curiosité est une connoissance commencée, qui vous fait aller plus loin et plus vite dans le chemin de la vérité. M.me de Lambert, lieu cité ci-dessus, p. 72. Non intendo pienamente il sentimento della Marchesa, ma il fatto è questo. La curiosità o il desiderio di conoscere non è per la massima parte se non l’effetto della conoscenza. Esaminate la natura e  (652) vedrete quanto la curiosità sia piccola leggera e debole nell’uomo primitivo; come non gli cada mai nella testa il desiderio di saper quelle cose che non gli appartengono o che sono state nascoste dalla natura (per esempio le cose fisiche, astronomiche ec., le origini, i destini dell’uomo, degli animali, delle piante, del mondo); com’egli sia incapace d’intraprendere qualche seria operazione per informarsi di cosa veruna, e molto meno di cosa difficile a conoscersi (e queste sono appunto quelle che non si dovevano conoscere e l’ignoranza delle quali basta alla felicità dell’uomo, ancorché informato di altre cose facili ed ovvie). Piuttosto l’immaginazione sua supplisce e gli fa credere di sapere una causa, che realmente non è quella ec. Insomma, non è niente vero che l’uomo sia portato irresistibilmente verso la verità e la cognizione. La curiosità, qual è oggidí e da gran tempo, è una di quelle qualità corrotte con uno sviluppo e un andamento non dovuto, come tante altre qualità, passioni ec. buone ed utili, anzi necessarie in  (653) quel grado che la natura aveva dato loro, ma pessime e mortifere quando sono passate ad altri gradi, e sviluppatesi piú del dovere e modificatesi diversamente.