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(433-434) pensieri 467

meum gladium atque versatilem, ad custodiendam viam ligni vitae. (23.24) Vengano adesso i teologi, e mi dicano che la corruzione dell’uomo consisté nella ribellione della carne allo spirito e nella superiorità acquistata da quella, ossia nell’assoggettamento della parte ragionevole e intellettiva. Ovvero che questo fu il proprio effetto della corruzione e del peccato. È vero, e dico anch’io, che allora incominciò quella nemicizia della ragione e della natura ch’io sempre predico, nemicizia che non ha luogo negli altri viventi, provveduti per altro di raziocinio e del principio di cognizione. Ma questa nemicizia, questo squilibrio, questo contrasto di due qualità divenute allora incompatibili, provenne e consisté nell’incremento e preponderanza acquistata dalla ragione; e la degradazione dell’uomo non fu quella della ragione né della cognizione, né l’offuscazione dell’intelletto. Anzi dopo il peccato, e mediante il peccato, l’uomo ebbe l’intelletto rischiaratissimo, acquistò la scienza del bene e del male e divenne effettivamente per questa, quasi unus ex nobis, disse Iddio. (434) Tutto ciò lo dice la Scrittura a lettere cubitali. Allora insomma la ragione dell’uomo cominciò a contraddire alle sue 1°, inclinazioni, 2°,credenze primitive, cosa che per l’avanti non aveva fatto; e questa fu una ribellione della ragione alla natura, o dello spirito al corpo, non della natura alla ragione né del corpo allo spirito.


*   Osservate che il mio sistema è l’unico che possa dare alla narrazion della Genesi una spiegazione quanto nuova tanto letterale, facile, spontanea, anzi tale che non può esser diversa, senza o far forza al testo, o considerarlo come assurdo. E infatti secondo i teologi i quali considerano l’incremento della ragione e sapere come un bene assoluto per l’uomo, e la parte ragionevole come primaria in lui assolutamente ed essenzialmente (non accidentalmente, cioè