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(352-353-354) | pensieri | 411 |
* Nominando i nostri antenati, sogliamo dire: i buoni antichi, i nostri buoni antichi. Tutto il mondo ha opinione che gli antichi fossero migliori di noi, tanto i vecchi, che perciò gli lodano, quanto i giovani, che perciò li disprezzano. Il certo (353) è che il mondo in questo non s’inganna: il certo è che, senza però pensarvi, egli riconosce e confessa tutto giorno il suo deterioramento. E ciò non solamente con questa frase, ma in cento altri modi; e tuttavia neppur gli viene in pensiero di tornare indietro, anzi non crede onorevole se non l’andare sempre piú avanti e, per una delle solite contraddizioni, si persuade e tiene per indubitato, che avanzando migliorerà e non potrà migliorare se non avanzando; e stimerebbe di esser perduto retrocedendo.
* Quanto anche la religion cristiana sia contraria alla natura, quando non influisce se non sul semplice e rigido raziocinio e quando questo solo serve di norma, si può vedere per questo esempio. Io ho conosciuto intimamente una madre di famiglia che non era punto superstiziosa, ma saldissima ed esattissima nella credenza cristiana e negli esercizi della religione. Questa non solamente non compiangeva quei genitori che perdevano i loro figli bambini, ma gl’invidiava intimamente e sinceramente, perché questi eran volati al paradiso senza pericoli e avean liberato i genitori dall’incomodo di mantenerli. Trovandosi piú volte in pericolo di perdere i suoi figli nella stessa (354) età, non pregava Dio che li facesse morire, perché la religione non lo permette, ma gioiva cordialmente; e vedendo piangere o affliggersi il marito, si rannicchiava in se stessa e provava un vero e sensibile dispetto. Era esattissima negli uffizi che rendeva a quei poveri malati, ma nel fondo dell’anima desiderava che fossero inutili, ed arrivò a confessare che il solo timore che provava nell’interrogare o con-