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(323-324) pensieri 391

bellezza, della sua povertà, uniformità ed aridità, perché s’ella avesse quanto si richiede per esser bella, e se fosse ricca e varia, e se non fosse piuttosto geometria che lingua, non sarebbe universale. Ma il mondo se ne serve come delle formole o dei termini di una scienza, noti e facili a tutti, perché formati sullo sterile modello della ragione, o come di un’arte o scienza pratica, di una geometria, di un’aritmetica ec., comuni a tutti i popoli, perché tutti dalle stesse maggiori deducono le stesse conseguenze (13 novembre 1820). (324)


*   Dalle sopraddette considerazioni osserverai quanto sia giusta la maraviglia e degna la lode di quelli che dicono che in Francia da Luigi XIV in poi non si disputa piú della lingua e si scrive bene, laddove in Italia si disputa sempre della lingua e si scrive male. Prima di Luigi XIV, quando la lingua francese non era ancora geometrizzata e ridotta a una processione di collegiali, come dice Fénélon, siccome si poteva scriver meglio di adesso, cosí anche si potea scriver male.


*   Demetrio Falereo τῶν τετυφωμένων ἀνδρῶν ἔφη τὸ μὲν ὕψος μὲν περιαιρεῖν, τὸ δὲ φρόνημα καταλείπειν (Laerzio}} in Demetrio, l. 5, seg. 82): cioè, hominum fastu turgidorum aiebat circumcidi oportere altitudinem, opinionem autem de se relinquere. Cosí l’interprete benissimo. Scioccamente Merico Casaubono nella nota ad alcune parole dello stesso segm. poco addietro.

Τοὺς φίλους ἐπὶ μὲν τὰ ἀγαθὰ παρακαλουμένους ἀπιέναι, ἐπὶ δὲ τὰς συμφορὰς, αὐτομάτους (subint. δεῖν, quod est in superioribus). Detto dello stesso, appo il Laerzio l. c., segm. 83.


*   Il vino è il piú certo, e, senza paragone, il piú efficace consolatore. Dunque il vigore; dunque la natura.