sentite intimamente, e pregiate se non dai nazionali; 2°, ricercano abbondanza d’idiotismi, figure, insomma irregolarità, che quanto sono necessarie alla bellezza e al piacere, il quale non può mai stare colla monotonia e collo scheletro dell’ordine matematico, tanto nocciono alla mera utilità, alla facilità ec. La lingua greca, sebbene ricchissima ec. ec. ec., tuttavia era semplicissima nella sua nativa costruzione (dico nativa, perché poi fu alterata dagli scrittori piú bassi che pretendevano all’eleganza), laddove la latina era estremamente figurata; e la proprietà de’ suoi composti le dava una facilità e precisione materialissima di significati, sebbene nuocesse non poco alla varietà, la quale non può risultare (244) dalla copia de’ composti, ma delle radici, come nel latino e italiano. E di queste pure la lingua greca abbonda sommamente, ma può anche fare a meno della massima parte, e con poche radici, e infiniti composti formare tutto il discorso. Tale infatti era il costume degli antichi scrittori greci (Luciano e gli altri piú bassi sono molto piú vari e ricchi di radici). Perché il vocabolario di ciascheduno, osservandolo bene, si compone di molto poche parole, che ritornano a ogni tratto, essendo raro che quegli antichi varino la parola o la frase per esprimere una stessa cosa. Onde segue che, siccome la lingua greca per se stessa è immensa, cosí passando da uno scrittore all’altro ritrovate un altro piccolo vocabolario suo proprio, del quale parimente si contenta; e le espressioni familiari di ciascuno autor greco sono moltissime e continue, ma diverse quelle dell’uno da quelle dell’altro, quasi fossero piú lingue. Dal che si può dedurre che la lingua greca, benché ricchissima nondimeno con un piccolo vocabolario può comporre tutto il discorso, e questi vocabolari possono esser molti e diversi: cosa dimostrata dal fatto e dal vedersi negli scrittori greci piú che in quelli d’altra lingua, che la facilità acquistata nel leggere e intendere uno scrittore non vi giova interamente nel pas-