alle colonie la Francia ha sempre o quasi sempre ceduto all’Inghilterra, alla Spagna, e fino al Portogallo, come nel commercio. Neanche la letteratura è cagione principale della universalità di una lingua. La letteratura italiana primeggiò lungo tempo in Europa, ed era conosciuta e studiata per tutto, anche dalle dame, come in Francia da Mad. di Sévigné ec. senza che perciò la lingua italiana fosse mai universale. E se gl’italianismi guastavano la lingua francese al tempo delle Medici come ora i francesismi guastano l’italiano, questo va messo nella stessa categoria della corruzione che producono le colonie, le armate ec, corruzione facilissima e sensibilissima. Pochi soldati napoletani stanziati nella mia patria al mio tempo per uno o due anni aveano introdotto nel volgo parecchie parole ed espressioni del loro dialetto. Perché il volgo: 1°, era colpito da quella novità; 2°, si faceva un pregio o un capriccio d’imitare quei forestieri ec. La letteratura, lingua e costumi spagnuoli si divulgarono molto, quando la Spagna acquistò una certa preponderanza in Europa e massime in Italia, dove restano ancora alcune parole derivate credo allora dallo spagnuolo; ma l’influenza loro finí con quella della nazione. Laonde, sebbene la letteratura greca, massime al tempo di Cicerone, cioè (243) prima del secolo di Augusto, era infinitamente superiore alla latina e piú divulgata e famosa, questa ragione non basta. L’universalità di una lingua deriva principalmente dalla regolarità geometrica e facilità della sua struttura, dall’esattezza, chiarezza materiale, precisione, certezza de’ suoi significati ec.; cose che si fanno apprezzare da tutti, essendo fondate nella secca ragione, e nel puro senso comune, ma non hanno che far niente colla bellezza, ricchezza (anzi la ricchezza confonde, difficulta e pregiudica), dignità, varietà, armonia, grazia, forza, evidenza, le quali tanto meno conferiscono o importano alla universalità di una lingua, quanto: 1°, non possono esser