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pensieri |
(200-201-202) |
ché: 1°, se la sorpresa è spesso compagna della grazia, è certo che questa è ben diversa dalla sorpresa, cioè, perché una cosa sia graziosa, non basta che sorprenda, bisogna che sia di quel tal genere, (201) e questo genere che cos’é? 2°, Non la sola naturalezza, come abbiamo veduto, non il perfetto, anzi spesso il difettoso, l’irregolare e lo straordinario; non tutto l’imperfetto, l’irregolare e lo straordinario, com’é manifesto: che cosa dunque? 3°, Concedo che spesso il sentimento della grazia contenga sorpresa, ma non è grazioso per questo che sorprende, altrimenti tutto il sorprendente sarebbe grazioso, ma perch’é un certo non so che. 4°, Quel modo in cui Montesquieu spiega questo non so che, nelle parole riportate di sopra non sussiste se non in alcuni casi. Un viso piccante ed irregolare nous plaît veramente d’abord e senz’altro, e qui non c’entra l’aver saputo vincere il difetto ec. Si vede ch’esso stesso contiene propriamente in se una qualità piacevole distinta da tutto il resto. È vero che un viso irregolare piace con una certa sorpresa, ma quel che piace non è solamente né principalmente la sorpresa, altrimenti un viso mostruoso piacerebbe di piú. Applicate queste considerazioni agli altri esempi riportati di sopra, in tutti i quali non ha che far niente il dare piú di quello che si prometta, o non è la cagion principale ed intima di quel tal piacere, ma piuttosto estrinseca e accidentale. 5°, Il grazioso è relativo come il bello, cioè ad uno sí, a un altro no ec. L’esperienza lo mostra, che come non c’é tipo della bellezza, cosí neanche della grazia. E quantunque paia che l’idea della naturalezza debba essere universale, tuttavia non è, e presso noi passano per naturali infinite cose che sono tutt’altro, e ai villani parranno naturali e graziose cento maniere che a noi parranno grossolane ec. Cosí secondo le diverse nazioni, costumi, abitudini, opinioni ec. Non che la natura non abbia le sue maniere (202) proprie, certe e determinate, ma succede qui come