che quelle grazie che consistono in pura naturalezza non si danno ordinariamente senza sorpresa. Se tu senti o vedi un fanciullo che parla o vero opera, le sue parole e le sue azioni e movimenti ti riescono sempre come straordinari, hanno un non so che di nuovo e d’inaspettato, che ti punge e fa una certa maraviglia e tócca la curiosità. Cosí in qualunque altro soggetto di naïveté. In secondo luogo ci sono anche delle cose non naturali che pur sono graziose, o vero naturali ma graziose non per questo che sono naturali. Per esempio, (200) alcuni difettuzzi in un viso, piacciono assai e paiono grazie a molti. Chi s’innamora di un naso rincagnato, come quel Sultano di Marmontel, chi di un occhio un po’ falso ec. Un parlar bleso ec. a molti par grazia. E si vedono tuttogiorno amori nati appunto da stranezze o difetti della persona amata. Cosí nello spirito e nel morale. Il primo amore dell’Alfieri fu per una giovane di una certa protervia che mi faceva, dic’egli, moltissima forza. E di questo genere si potrebbero annoverare infinite cose che paiono graziosissime e destano fiamma in questo o in quello, e ad altri parranno tutto il contrario. Cosí un viso di quel genere che chiamano piccante, vale a dire imperfetto e irregolare, fa ordinariamente piú fortuna di un viso regolare e perfetto. Par cosa riconosciuta che la grazia appartenga piuttosto al piccolo che al grande e che, se al grande conviene la maestà, la bellezza, la forza ec., la grazia e la vivacità non gli possa convenire. Questo in qualsivoglia cosa e astrattamente parlando, uomini, statue, manifatture, poesie ec. ec. ec. Un piccolin si mette Di buona grazia in tutto, dice il Frugoni. Ed è cosa ordinaria di chiamar graziosa una persona piccola e spesso in maniera come se piccolezza fosse sinonimo di grazia. 5°, Da queste cose deducete che in somma la definizione della grazia non si può dare; e Montesquieu non l’ha data, benché paia crederlo, e bisogna sempre ricorrere al non so che. Per-