fossero di vista corta, come sono molti, l’architettura in molte sue parti sarebbe difettosa, e converrebbe riformarla. Cosí al contrario. Intanto ella è difettosa veramente rispetto a quei tali. Gli orientali aveano ed hanno piú rapidità, vivacità, fecondia ec. di spirito che gli europei. Perciò quella soprabbondanza che notiamo nelle loro poesie ec., se sarebbe difetto tra noi, poteva non esserlo o esser minore appresso un popolo piú capace per sua natura di seguire e di comprendere coll’animo suo quella maniera del poeta. Lo stesso dite dell’oscurità, del metaforico eccessivo per noi, delle sottigliezze, delle troppe minuzie, dell’ampolloso, ec. ec. E questa distinzione fatela anche tra i popoli europei, e non condannate una letteratura perché è diversa da un’altra stimata classica. Il tipo o la forma del bello non esiste, e non è altro che l’idea della convenienza. Era un sogno di Platone che le idee delle cose esistessero innanzi a queste, in maniera che queste non potessero esistere altrimenti (vedi Montesquieu, ivi, capo I, p. 366.) quando la loro maniera di esistere è affatto arbitraria e dipendente dal creatore, come dice Montesquieu, e non ha nessuna ragione per esser piuttosto cosí che in un altro modo, se non la volontà di chi le ha fatte. E chi sa che non esista un altro, o piú, o infiniti altri sistemi di cose cosí diversi dal nostro che noi non li possiamo neppur concepire? (155) Ma noi che abbiamo rigettato il sogno di Platone, conserviamo quello di un tipo immaginario del bello (vedi il discorso di G. Bossi nella Biblioteca Italiana). Ora l’idea della convenienza essendo universale, ma dipendendo dalle opinioni, caratteri, costumi, ec. il giudizio e il discernimento di quali cose convengano insieme, ne deriva che la letteratura e le arti, quantunque pel motivo sopraddetto siano soggette a regole universali nella sostanza principale, tuttavia in molti particolari debbano cangiare infinitamente, secondo non solamente le diverse nature, ma anche le diverse qua-