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(144-145) | pensieri | 251 |
sentimentali. E s’io mi metteva a far versi, le immagini mi venivano a sommo stento, anzi la fantasia era quasi disseccata (anche astraendo dalla poesia, cioè nella contemplazione delle belle scene naturali ec., come ora ch’io ci resto duro come una pietra); bensí quei versi traboccavano di sentimento. (1° luglio 1820). Cosí si può ben dire che in rigor di termini, poeti non erano se non gli antichi, e non sono ora se non i fanciulli o giovanetti, e i moderni che hanno questo nome non sono altro che filosofi. Ed io infatti non divenni sentimentale, se non quando, perduta la fantasia, divenni insensibile alla natura e tutto dedito alla ragione e al vero, insomma filosofo.
* È cosa già molte volte osservata che, come le accademie scientifiche forse hanno giovato alle scienze, promosse e facilitate le (145) scoperte ec., cosí le letterarie hanno piuttosto pregiudicato alla letteratura. Infatti le accademie scientifiche non hanno quasi mai seguíto un sistema di filosofia, ma lasciato il campo libero al ritrovamento della verità, qualunque sistema ne dovesse esser favorito e massimamente nelle cose naturali era difficile seguire un sistema, dovendo promuovere le scoperte che non possono derivare se non dal vero, e non si può prevedere che cosa riveleranno e a che sistema si adatteranno. Se avessero seguito un sistema, avrebbero pregiudicato alle scienze, come le accademie letterarie alla letteratura. Il fatto sta che questa, benché abbia le sue regole, tuttavia il porre in chiaro queste regole e il decretarle e il farne un codice, non le ha mai giovato. Tutti i grandi poeti greci sono stati prima di Aristotele, e tutti i latini prima o contemporaneamente ad Orazio. Ma dunque non giova che il buon gusto sia promosso e promulgato, e costituito per norma delle opere letterarie? Certamente ci vuole il buon gusto in una nazione, ma questo dev’essere negl’individui e nella na-