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244 pensieri (136-137)

gli uguagliava se non li superava, come apparisce dalle sue lettere e da altre prose. Ma quantunque chi non ha provato la sventura non sappia nulla, è certo che l’immaginazione e anche la sensibilità malinconica non ha forza senza un’aura di prosperità e senza un vigor d’animo che non può stare senza un crepuscolo, un raggio, un barlume di allegrezza (24 giugno 1820).


*   Oggidí le menti superiori hanno questa proprietà, che sono facilissime a concepire illusioni e facilissime e prontissime a perderle (parlo anche delle piccole illusioni della (137) giornata); a concepirle, per la molta forza dell’immaginazione; a perderle, per la molta forza della ragione.


*   Mentre io stava disgustatissimo della vita e privo affatto di speranza e cosí desideroso della morte che mi disperava per non poter morire, mi giunge una lettera di quel mio amico, che m’avea sempre confortato a sperare e pregato a vivere, assicurandomi, come uomo di somma intelligenza e gran fama, ch’io diverrei grande e glorioso all’Italia; nella qual lettera mi diceva di concepir troppo bene le mie sventure (Piacenza, 18 giugno), che se Dio mi mandava la morte l’accettassi come un bene, e ch’egli l’augurava pronta a se ed a me per l’amore che mi portava. Credereste che questa lettera, invece di staccarmi maggiormente dalla vita, mi riaffezionò a quello ch’io aveva già abbandonato? E ch’io pensando alle speranze passate e ai conforti e presagi fattimi già dal mio amico, che ora pareva non si curasse piú di vederli verificati né di quella grandezza che mi aveva promessa, e rivedendo a caso le mie carte e i miei studi, e ricordandomi la mia fanciullezza e i pensieri e i desideri e le belle viste e le occupazioni dell’adolescenza, mi si serrava il cuore in maniera ch’io non sapea piú rinunziare alla speranza, e la morte mi spaven-