dal destino. Laddove gli spiriti mediocri, senza fermezza né certezza di mire, nella moltiplicità dei loro fini, e si abbattono piú facilmente a uno o piú di quelli che desiderano, e anche nel caso opposto cedono senza difficoltà all’andamento delle cose, e da questo si lasciano trasportare, piegare, regolare, andando a seconda degli avvenimenti. Cosí essi non avendo immobilità in loro, né vedendo la somma difficoltà di concordare i loro disegni cogli avvenimenti hanno l’intelletto piú libero, e non pensano che la fortuna opponga loro un’opposizione forte e stabile, (la qual forza e stabilità non è veramente se non nella resistenza che le anime grandi oppongono agl’instabilissimi e casuali avvenimenti) ma considerano tutto come effetto del caso, e delle combinazioni, siccom’è infatti. Aggiungi l’invariabilità non solo dei fini, ma anche dei mezzi nei primi, cioè ne’ magnanimi, che non permette loro di cambiar principii, né di regolare le loro azioni a norma degli avvenimenti, ma li conserva sempre costanti nel loro proposito e nel modo di seguitarlo, mentre il contrario accade nei secondi. E anche senza nessun proposito né scopo, si vedrà che la sola fermezza e immutabilità del carattere, fa illusione sulla forza del destino ch’essendo (92) cosí vario pare immutabile a quelli che non vedono se non una sola via, una sola maniera di contenersi di pensare e operare, una sola sorta di avvenimenti, e come questi dovrebbero o pare a loro che dovrebbero accadere. E questo timore del destino si trova in conseguenza piú o meno anche negli spiriti mediocri, o puramente ragionevoli e filosofici ec. quando provano qualche desiderio o mirano a qualche fine in modo che divengano immobili intorno a quel punto. Vedi Staël, Corinne l. 13, ch. 4, p. 306, t. II, edizione citata poco sopra. L’illusione che ho detto si può in qualche modo paragonare a quella che noi proviamo credendo la terra immobile perché noi siam fermi su