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172 pensieri (61-62)

meglio. La migliore orazione di Demostene è quella per la corona.


*   Gli ardiri rispetto a certi modi, epiteti, frasi, metafore, tanto commendati in poesia e anche nel resto della letteratura e tanto usati da Orazio, non sono bene spesso altro che un bell’uso di quel vago e in certo modo, quanto alla costruzione, irragionevole, che tanto è necessario al poeta. Come in Orazio, dove chiama mano di bronzo quella della necessità (ode alla fortuna), ch’è un’idea chiara, ma espressa vagamente (errantemente), cosí tirando l’epiteto come a caso a quello di cui gli avvien di parlare senza badare se gli convenga bene, cioè se le due idee che gli si affacciano, l’una sostantiva e l’altra di qualità ossia aggettiva, si possano cosí subito mettere insieme; come chi chiama duro il vento, perché difficilmente si rompe la sua piena quando se gli va incontro ec.  (62)


*   Quel tanto trasportar parole greche di netto in latino, che fu di moda ai buoni secoli del Lazio (anche appresso i piú antichi latini scrittori, come dal francese parimente assai i nostri antichi italiani), dovea pur produrre l’istesso senso che produce ora in noi la moda di usar parole francesi in lingua italiana; moda tanto antica fra noi quanto appresso i latini cioè cominciata coi primi nostri scrittori, ma ora tornata in voga come ai tempi d’Orazio e massimamente di Seneca, Plinio ec.; dove pare (e vedi quello che dice Seneca della voce analogia) che fosse considerata come una barbarie siccome presentemente, quantunque avesse per se tanti esempi antichi, come fra noi anche di parole ora risibili, per esempio frappare per battere, vengianza nell’Alamanni (Girone) piú volte e senza necessità di rima, e parecchie altre di questo andare nello stesso poema ec. Se non che forse allora come adesso sarà cresciuto quel gusto e divenuto senza giudizio, e