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manoscritti leopardiani di Napoli offerissero molti e nuovi e immediati documenti per una maggiore e più illuminata e più intima notizia della vita e del pensiero, della dottrina ed arte di Giacomo Leopardi e dei modi onde quel mirabile ingegno svolse le sue facoltà: primo e massimo tra quelli dichiarava il manoscritto dei Pensieri filologici e filosofici: del quale dava breve ed esatta descrizione cosi. «È una mole di ben 4526 facce lunghe e larghe mezzanamente, tutte vergate di man dell’autore, d’una scrittura spesso fitta, sempre compatta, eguale, accurata, corretta. Contengono un numero grandissimo di pensieri, appunti, ricordi, osservazioni, note, conversazioni e discussioni, per cosi dire, del giovine illustre con sé stesso, su l’animo suo, la sua vita, le circostanze; a proposito delle sue letture e cognizioni; di filosofia, di letteratura, di politica; su l’uomo, su le nazioni, su l’universo; materia di considerazioni più larga e variata che non sia la solenne tristezza delle operette morali; considerazioni poi liberissime e senza preoccupazioni, come di tale che scriveva di giorno in giorno per sé stesso e non per gli altri, intento, se non a perfezionarsi, ad ammaestrarsi, a compiangersi, a istoriarsi. Per sé stesso notava e ricordava il Leopardi, non per il pub-