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144 | pensieri | (43) |
rola é totalmente e interamente greca: βλίτρι, che anche si diceva βλίτυρι ε βλήτυρι ε βλίτηρι (come anche noi) e forse anche βρίτυρι, e non significava nulla. Vedi Laerzio, l. 7, segm. 57 e quivi le note del Casaubon e del Menagio e il Du Fresne, Glossar. Graec. in βλίτηρι e nell’appendice 1 in βλίτηρι parimente. Tutti gli altri libri immaginabili che poteano fare al caso sono stati da me consultati scrupolosamente, senza trovarci ombra di questa voce, e nominatamente i dizionari greci tutti quanti n’ho, dove manca affatto, in tutte le sue maniere.
* Il cantare che facciamo quando abbiamo paura non è per farci compagnia da noi stessi come comunemente si dice, né per distrarci puramente, ma, come trovo incidentemente e finissimamente notato anche nella seconda lettera del Magalotti contro gli atei, per mostrare e dare ad intendere a noi stessi di non temere. La quale osservazione potrebbe forse applicarsi a molte cose e dare origine a parecchi pensieri. E già è manifesto che all’aspetto del male noi cerchiamo d’ingannarci e di credere che non sia tale o minore che non è, e però cerchiamo chi se ne mostri o ne sia persuaso, e per ultimo grado, per persuaderlo a noi stessi, fingiamo d’esserne già persuasi, operando e discorrendo tra noi come tali. E questo è quello che accade nel caso detto di sopra. E già è costume di moltissimi il detrarre quanto piú possono colle parole e colla fantasia a’ mali che loro sovrastanno, e con ciò si consolano e fortificano, mendicando il coraggio non dal disprezzo del male ma dalla sua immaginata falsità o piccolezza; onde son molti che non si sgomentano se non di rarissimo, perché, quando vien loro annunziato o prevedono qualche male, prima non lo credono affatto, cioè si nascondono o impiccoliscono tutti i motivi di credere, e cosí, se il male non ha luogo effettivamente, essi non han temuto, e