rimi e solertissimi di queste immagini, di queste fonti di ridicolo, e ne trovavano delle cosí recondite, e nel tempo stesso cosí feconde di riso ch’è incredibile; come in quel frammento di Filemone comico appo il Vettori, Var. Lect., l. 18, c. 17. E la novità era cosa ordinarissima nel ridicolo degli antichi comici secondo la forza comica di ciascheduno. E quando anche non ci fossero immagini, similitudini ec., sempre quel motteggiare era piú consistente, piú corputo, e con piú cose che non il moderno. Ma forse e senza forse, presentemente, e massime ai francesi, par grossolano quel che una volta si chiamava sale attico, e piacque ai greci, popolo il piú civile dell’antichità, e a’ latini. E può essere che anche Orazio avesse una simile opinione quando disse male de’ sali di Plauto (esemplare di quel ridicolo ch’io dico tra’ latini); e (42) infatti le Satire e l’Epistole d’Orazio non sono di cosí solido ridicolo come l’antico comico greco e latino, ma né anche di gran lunga, cosí sottile come il moderno. Ora a forza di motti s’è renduto spirituale anche il ridicolo, assottigliato tanto che omai non è piú né pur liquore, ma un etere, un vapore, e questo solo si stima ridicolo degno delle persone di buon gusto e di spirito e di vero buon tuono, e degno del bel mondo e della civile conversazione. Il ridicolo nelle antiche commedie nasceva anche molto dalle operazioni stesse ch’erano introdotti a fare i personaggi sulla scena, e quivi ancora era non piccola sorgente di sale, nella pura azione; come nelle Cerimonie del Maffei, commedia piena di vero e antico ridicolo, quel salire di Orazio per la finestra a fine d’evitare i complimenti alle porte. Un’altra gran differenza tra il ridicolo antico e il moderno è che quello era preso da cose popolari o domestiche o almeno non della piú fina conversazione, la quale poi non esisteva allora per lo meno cosí raffinata; ma il moderno, massime il francese, versa principalmente in-