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124 | pensieri | (31-32) |
* La prosa per esser veramente bella, conforme era quella degli antichi, e conservare quella morbidezza e pastosità composta anche fra le altre cose di nobiltà e dignità, che comparisce in tutte le prose antiche e in quasi nessuna moderna, bisogna che abbia sempre qualche cosa del poetico, non già qualche cosa particolare, ma una mezza tinta generale; onde ci sono certe espressioni tecniche, per esempio, che essendo bassissime nella poesia sono basse nella prosa (giacché qui non parlo di quelle che son basse e plebee assolutamente, le quali anche talvolta sconverranno meno alla buona prosa di quelle ch’io dico qui), come altre che sono basse nella poesia, alla prosa non disconvengono affatto: per esempio, quei versi del Voltaire: Je chante le héros qui régna sur la France Et par droit de conquête, et par droit de naissance: quel tecnicismo pessimo in questi versi, non disdice in prosa. Da questo ch’io ho detto si vede quanto debba diventare come infatti diventa, geometrica, arida, sparuta, dura, asciutta, ossuta, e, dirò cosí, somigliante a una persona magra che abbia le punte dell’ossa tutte in fuori, quella prosa tutta sparsa d’espressioni, metafore, frasi, locuzioni, modi tecnici che usa presentemente massime in Francia, e quanto lontana da quella freschezza e carnosità morbida, sana, vermiglia, vegeta, florida, e da quella pieghevolezza e da quella dignità che s’ammira in tutte quelle prose che sanno d’antico. (32)
* La tartaruga lunghissima nelle sue operazioni ha lunghissima vita. Cosí tutto è proporzionato nella natura; e la pigrizia della tartaruga, di cui si potrebbe accusar la natura, non è veramente pigrizia assoluta, cioè considerata nella tartaruga, ma rispettiva. Da ciò possiamo cavare molte considerazioni.
* Che il popolo latino non chiamasse testam il capo, come il nostro lo chiama burlescamente la coc-,