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gici e critici su lo scrittore e il pensatore in tutte le lingue: la compilazione di un Catalogo ragionato e descrittivo dei manoscritti leopardiani. Il che veniva a risvegliare la questione giuridica e la curiosità letteraria circa le carte suggellate e deposte nel Pio Monte della Misericordia di Napoli. E fu recata nel Senato del Regno, tornata del 9 aprile 1897, con degna e ben discreta parola da Filippo Mariotti: il quale, dopo aver comunicato che il conte Giacomo Leopardi si profferiva di rinunziare a’ suoi diritti, pur che sin da ora i manoscritti leopardiani appartenessero alla Biblioteca Nazionale di Napoli e pur che si facesse per il centenario la pubblicazione di quelli che venissero designati da una Commissione eletta dal ministro della pubblica istruzione, dimandava quali fossero gl’intendimenti del Governo del Re; certo non dissimili, reputava, da quelli dell’erede di Giacomo Leopardi e della Deputazione marchigiana di storia patria.
Dopo di che, e proprio il 15 maggio 1897, con istrumento rogato dal notaro cav. Enrico Capo in Roma, il conte Giacomo Leopardi, «volendo sodisfare per parte sua il compimento di un desiderio universalmente sentito in Italia e fuori, desiderio solennemente dichiarato ed espresso nella memorabile tornata del Senato